L’Expo che non espone

C’era davvero bisogno del David “censurato” al Padiglione Italia di Dubai?

Era il 2016 quando, in occasione della visita in Italia dell’allora Presidente della Repubblica islamica dell’Iran Hassan Rouhani, a Roma scatoloni di compensato bianco andarono ad impacchettare le grazie della nostra Venere capitolina. E allora, per consentire a Rouhani di partecipare senza imbarazzi all’incontro bilaterale Italia-Iran, non fu soltanto la splendida copia romana del capolavoro di Prassitele ad essere oscurata, ma molte altre opere, tra cui il languido e sensuale Dioniso degli Horti Lamiani.
Oggi, a distanza di cinque anni da quei fatti e dalla polemica che ne seguì, ci risiamo. Una sorte analoga, infatti, è toccata al David di Michelangelo, o meglio alla copia a grandezza naturale (6,72 metri di altezza compreso il piedistallo) in resina stampata in 3D, che è stata scelta per rappresentare il nostro Paese nel padiglione Italia di Expo2020, a Dubai.
Per non offendere la sensibilità degli emiratini, il corpo nudo del possente Re d’Israele è stato, per cosi dire, “incapsulato” in una specie di struttura che segue la tromba delle scale, da cui è impossibile sporgersi per sbirciare in basso, e che di fatto lo cela per la maggior parte alla vista del pubblico.
Ora, il curatore del percorso espositivo Davide Rampello probabilmente non ammetterebbe neanche sotto tortura che questo escamotage è stato ideato perché, incredibilmente, a un certo punto ci si è resi conto che esporre un nudo integrale in una delle capitale degli Emirati Arabi, poteva creare un incidente diplomatico. Ormai però era troppo tardi per virare in corsa sull’Augusto di Prima Porta, pudicamente coperto dalla sua imperiale armatura, e quindi si è messo a punto l’ingegnoso stratagemma, corredandolo anche di una elaborata chiave interpretativa. Nessuna pressione, assicura Rampello, da parte delle autorità locali: si è trattato di una scelta voluta per far guardare il David per la prima voltaitalyexpo2020-gallery-3 negli occhi e non, come accade normalmente, dal basso verso l’alto.

Una prospettiva concettualmente rivoluzionaria, che pone l’eroe biblico al centro di un’area chiamata “Teatro della Memoria”. Lo sguardo del David offerto ai visitatori diverrebbe in tal modo il testimonial proprio di questa “Memoria”, che si differenzia, ci mette in guardia Rampello, dal mero “archivio”.

L’esercizio di memoria in effetti in questo caso è realmente stimolato, e soprattutto necessario per ricordarsi il resto della statua, resa di fatto invisibile dalla cintola in giù.
Chi non si è fatto convincere da questa versione ufficiale è Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte, nonché sindaco di Sutri dal 2018, appresa la notizia ha subito tuonato contro l’inaudita umiliazione dell’arte Italiana in ossequio alla tradizione islamica.
La vera questione però potrebbe essere un’altra. Ma davvero l’Italia poteva pensare di partecipare all’EXPO 2020 a Dubai, negli Emirati Arabi, in proprio in quella Penisola Araba che circa 1400 anni fa diede i natali a Maometto, esponendo un colosso di oltre sei metri di altezza vestito solo della fionda che tiene in mano?
Non sarebbe stato più opportuno scegliere un altro capolavoro (ne siamo stracolmi, c’è solo l’imbarazzo della scelta) per rappresentarci agli occhi del mondo in terra islamica? Analogamente forse, cinque anni or sono, non sarebbe stato più semplice e meno goffo tenere Rouhani, banalmente, sapientemente alla larga dai Musei Capitolini e dalle sue “impudiche” meraviglie, vista l’ampia scelta di bellezze artistiche e architettoniche a disposizione nella Città Eterna?

Dubai, il clone del David al padiglione Italia EXPO 2020 2021-10-21 © Massimo Sestini
Dubai, il clone del David al padiglione Italia EXPO 2020 2021-10-21 © Massimo Sestini

È forse un mistero per l’Occidente che la cultura musulmana non tollera categoricamente la pubblica esposizione del corpo nudo in qualsivoglia forma e maniera e che contravvenire a questa regola significa arrecare una gravissima offesa al Profeta in persona?
È possibile rispettare e far rispettare il nostro immenso e straordinario patrimonio artistico senza metterci nelle condizioni di dover far indossare le mutande agli Dei o ai Re della Bibbia?

È possibile, insomma, rispettare la cultura e la sensibilità religiosa dei popoli musulmani, in Italia come a Dubai, senza per forza coprirsi ogni volta di ridicolo?

Quantomeno ingenuo, poi, è il domandarsi perché mai allora tanti turisti musulmani ogni anno si mettano in fila davanti alla Galleria dell’Accademia di Firenze per ammirare il David originale così come Michelangelo lo ha fatto.
Come nell’Antica Roma di 2000 anni fa, oggi nel mondo islamico vige una netta separazione tra la sfera pubblica e la sfera privata. Se un privato cittadino decide di farsi un viaggio in Italia e rimanere ore incantato di fronte alla sconvolgente nudità del giovane ed eroico sovrano dei giudei è affar suo, ma dargli il benvenuto ufficialmente “a casa propria” e per di più sotto i riflettori del mondo intero è tutta un’altra faccenda.

Nell’ottica del riciclo e dello sviluppo sostenibile, ci permetteremmo di lanciare un ultimo spunto: e se le braghe che erano già state preparate per il nostro David e che poi sono state sostituite dall’ingegnoso meccanismo di cui sopra andassero a beneficio della nuova e ormai arcinota statua della Spigolatrice di Sapri?
La poveretta ne avrebbe un gran bisogno a causa di quel venticello malizioso che le incolla la veste sullo scultoreo e prepotente fondoschiena offrendolo alla vista dei passanti.
Ma questa è un’altra storia…

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